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Coperta “Il canotto insanguinato”

Il canotto insanguinato

Pagine: 220

"Il canotto insanguinato" è un romanzo poliziesco del 1936 dello scrittore italiano Augusto De Angelis, sesto della serie dedicata alle indagini del commissario De Vincenzi della squadra mobile di Milano.

San Remo: nel pomeriggio un ragazzotto in cerca di facili guadagni adocchiava un canotto apparentemente abbandonato. Salito per cercare qualcosa da portare via, trovava una grossa pozza di sangue. Era scappato e aveva dato l'allarme. Nel canotto furono rinvenuti un impermeabile rosso da donna, una borsetta di coccodrillo col fermaglio di rubini e brillanti e un ombrellino, oggetti appartenenti a certa Paulette Garat, con dimora all'Hotel Europa con certo Ivan Andrejevich Kiergine, russo, che la mattina era uscito con la Garat ed a metà mattina era tornato in albergo per prendere una valigia e partire subito col treno.
Ora Ivan Andrejevich Kiergine si trovava da sette ore sotto interrogatorio del commissario De Vincenzi, il quale non ne aveva cavato un ragno dal buco. Da San Remo arrivarono altre notizie: la sera precedente Kiergine aveva fatto una grossa vincita al Casinò, e la mattina seguente era stato trovato nella stsnza accanto dello stesso albergo il cadavere di un giovane francese. Ed infine, da Roma, l'ordine di recarsi a San Remo per l'indagine.
De Vincenzi parte per la località ligure, ma ben presto dovrà proseguire per Nizza ed altre cittadine della Costa Azzura per poter risolvere il mistero.

Augusto De Angelis (Roma 1888 – Bellagio 1944) è stato uno scrittore e giornalista italiano. Scrisse poco meno di una ventina di romanzi polizieschi, nella maggior parte dei quali è protagonista il commissario De Vincenzi, capo della squadra mobile di Milano, un personaggio arguto ma molto umano, creando una sorta di Maigret italiano ante litteram.
Nonostante il buon successo dei suoi romanzi, tuttavia, De Angelis non poté goderne a lungo: la censura del regime fascista infatti impose il sequestro del romanzi noir nonché la chiusura dei gialli Mondadori, perché, per motivi propagandistici e di ordine pubblico, tendeva a far scomparire il crimine dalle cronache e dalla letteratura. Fu arrestato con l'accusa di antifascismo ed uscito di prigione nel 1944 ebbe la sfortuna d'incontrarsi con un "repubblichino" che lo aggredì con pugni e calci, tanto da causarne la morte.
Pubblicato da: Scrivere

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