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Il mondo come volontà e rappresentazione, scritto da Schopenhauer nel 1819, è suddiviso in quattro libri. Nel primo si sostiene che entrambe le scuole filosofiche di matrice opposta, come materialismo ed idealismo sono nell'errore, perché non prendono in considerazione la natura del fenomeno in senso kantiano, ossia come relazione tra soggetto ed oggetto, in cui i due termini non possono essere distinti. Nel secondo libro il mondo viene interpretato secondo il principio della volontà. Con questa definizione Schopenhauer ritiene di aver trovato la “cosa in sé” enunciata da Kant, ossia un principio universale di autoconservazione a cui tendono tutte le cose e gli esseri viventi. Con il terzo libro s'inizia a chiarire come questa volontà porti all'infelicità, perché è un continuo tendere verso un qualcosa sempre nuovo, che non avrà mai una sua piena realizzazione e conduce unicamente all’insoddisfazione; solo negando la volontà si può essere felici. Da qui parte la consapevolezza del valore dell'arte, perché in grado di sospendere l'effetto della volontà ed in quanto capace di farci vedere il mondo e le cose da un'altra prospettiva. Ma questa sospensione è sempre temporanea, per questo nel quarto libro si affronta la vera liberazione dalla volontà, che può realizzarsi solo nell'ascesi, che porta a quello stadio del “nirvana” ossia della soppressione del volere ben delineato nell'etica buddista.
Pubblicato da: REA Multimedia
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