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Nella Parigi occupata, un uomo, Jean Blomart, veglia una donna agonizzante, e ripercorre nella mente gli eventi che l'hanno condotto fin lì: giovane borghese, si è ribellato ai privilegi familiari iscrivendosi al «Partito», trasformandosi in operaio, sindacalista e infine leader di un gruppo partigiano. Di lui si è innamorata Hélène Bertrand, e lo ha seguito nella lotta clandestina fino a essere mortalmente ferita nel corso di un'azione.
Pubblicato all'indomani della Liberazione, nel settembre del 1945, Il sangue degli altri fu salutato con favore da critica e pubblico come «un romanzo sulla Resistenza», ma è in realtà un'opera molto più complessa, che intreccia i temi novecenteschi dell'inquietudine e della ricerca di senso con quelli antichissimi del rapporto tra amore e morte e dello scontro tra l'individuo e il fato. Blomart ed Hélène si interrogano infatti sul loro diverso porsi nei confronti del mondo in una dimensione totale, esistenziale e morale, non politica. Prenderanno coscienza di sé, sceglieranno consapevolmente l'impegno e l'azione: la responsabilità che dà senso alla vita, perché «il sangue degli altri e il nostro, è lo stesso sangue».
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