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"La gondola della morte" è un romanzo poliziesco del 1938 dello scrittore italiano Augusto De Angelis, decimo della serie dedicata alle indagini del commissario De Vincenzi della squadra mobile di Milano.
Il commissario De Vincenzi, appena arrivato coi suoi uomini da San Lorenzo al rio del Pestrin, data un'occhiata al cadavere, comprese che quel morto gli avrebbe dato filo da torcere e molto.
Per prima cosa, l'uomo non era morto annegato: un foro nero alla tempia destra diceva chiaramente in qual modo l'anima se ne fosse andata dal corpo. L'avevano ucciso e poi gettato in acqua.
Un delitto. Un grosso delitto da fare un chiasso del diavolo, ché con ogni evidenza l'ucciso era persona d'importanza. E non c'era neppure da pensare a un delitto di malavita, a un delitto per rapina. All'anulare della mano sinistra del morto splendeva un brillante grosso come un fagiolo e sul panciotto bianco si vedeva l'oro della catena dell'orologio. Uno dei due bottoni dello sparato mancava, ma era rimasto l'altro ed era una perla. Certo il bottone mancante doveva essere sgusciato dall'asola, quando avevano gettato il cadavere in acqua. Ché segni di lotta il cadavere non recava e anche il volto era placido, composto, quasi sorridente.
Inizia così una giravolta di sospetti ed omicidi, vorticoso come il giro della roulette del Casinò Municipale di Venezia.
Augusto De Angelis (Roma 1888 – Bellagio 1944) è stato uno scrittore e giornalista italiano. Scrisse poco meno di una ventina di romanzi polizieschi, nella maggior parte dei quali è protagonista il commissario De Vincenzi, capo della squadra mobile di Milano, un personaggio arguto ma molto umano, creando una sorta di Maigret italiano ante litteram.
Nonostante il buon successo dei suoi romanzi, tuttavia, De Angelis non poté goderne a lungo: la censura del regime fascista infatti impose il sequestro del romanzi noir nonché la chiusura dei gialli Mondadori, perché, per motivi propagandistici e di ordine pubblico, tendeva a far scomparire il crimine dalle cronache e dalla letteratura. Fu arrestato con l'accusa di antifascismo ed uscito di prigione nel 1944 ebbe la sfortuna d'incontrarsi con un "repubblichino" che lo aggredì con pugni e calci, tanto da causarne la morte.
Pubblicato da: Scrivere
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