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Ne "Il romanzo della fanciulla" la Serao scava nella mia memoria, dove i ricordi sono disposti a strati successivi, e scrive raccconti senza protagonisti, o meglio, dove tutti sono protagonisti. Racondi corali, ove il movimento viene tutto dalla massa, ove l’anima è nella moltitudine.
La donna al centro delle vicende di questi racconti, chiusa in un bozzolo filato dal rispetto umano, dalla educazione strana e variabile, dalla modestia obbligatoria, dalla ignoranza imposta, dalla inconsapevolezza a ogni costo, trascinata poi da una forza contraria d’impulsione a gravitare intorno al sole del matrimonio, la fanciulla si sviluppa in condizioni morali difficilissime. Deve vivere a contatto con gli uomini, senza che tra essi e lei s’apra una corrente; deve indovinare tutto, dopo aver tutto sospettato, e sembrare ignorante; deve avere un’ambizione cocente e consumatrice, un desiderio gigantesco, una volontà infrenabile di aggrapparsi a un uomo, e deve essere fredda e indifferente. Il romanzo della donna si trasforma nel dramma della ronna, poichè il dolce fiore, nascosto dietro le trincee e le fortezze della virtù, invoca con ardente desiderio un conquistatore.
Matilde Serao è stata una scrittrice e giornalista italiana, protagonista del rinnovamento della letteratura e del giornalismo italiano negli anni cruciali tra Ottocento e Novecento. Oltre ad aver lavorato intensamente come giornalista, fu autrice di settanta fra romanzi e raccolte di racconti, la maggior parte di impronta verista. È stata la prima donna italiana ad aver fondato e diretto un quotidiano, Il Mattino di Napoli.
Pubblicato da: Scrivere
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