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"Il silenzio è irreale, qui, al centro del salone. Non riesco nemmeno a sentire gli uccelli cantare nel giardino, fuori dalle grandi finestre. L'odore di bruciato copre ogni cosa, così come la fuliggine. Si è depositata su mobili, fotografie, quadri... su tutto quello che resta di quanto conteneva questa casa. La mia casa, Villa Montenegro. Queste mura hanno resistito a tempeste, terremoti, ma non al fuoco, e alle impossibili temperature dell'odio. Ma ora, in mezzo alla catastrofe, mi manca l'aria. È la sofferenza a soffocarmi.
Io e questa villa siamo una cosa sola, un organismo unico. Qui sono nata, e qui avrei voluto chiudere gli occhi per sempre. A me è stata tramandata e io ho lottato, giorno dopo giorno, anno dopo anno, per preservarla, per proteggerla da chiunque la minacciasse. Il mio sangue scorre tra i suoi mattoni, e la terra su cui poggia si trova nelle mie vene. Siamo una cosa sola, sì, e ora dobbiamo separarci. Il mio nemico, colui che ha distrutto ogni cosa, è morto, e non riesco a gioire. Troppo è stato fatto, e sembra non si possa tornare indietro.
Davanti all'uscio il carro è pronto, con quel poco che sono riuscita a salvare stretto in sacchi di iuta. Mio marito Raimundo mi attende, per trascinarmi lontano, via da quanto non c'è più. Non sono certa di poter sopravvivere lontano da Puente Viejo, lontano da Villa Montenegro. Mi lascio andare all'onda, mi faccio sommergere dal sogno che so essere solo un parto della mia mente, un modo per riuscire a dire addio a quanto non riesco ad abbandonare. Portami con te per l'ultima volta, mia terra, mio sangue. Sangue del mio sangue. Terra nel mio sangue."
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