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Se i grandi cambiamenti si riconoscono dalle parole, allora l’imperativo è quello di creare un nuovo lessico per nominare questo presente globale, eppure così frantumato, estraneo, eppure così invadente. Ivano Dionigi La parola che da arma difensiva e offensiva si riduce a "merce" (Del Giudice); la parola che si piega a strumento di "prevaricazione", come dimostrano gli eccessi tragici degli ultimi tempi (Eco); la parola dell’uomo che si contrappone a quella di Dio e si fa "diabolica", divenendo veicolo di odio e divisione (Ravasi). Tre autori contemporanei dialogano con i testi di Gerusalemme, Atene e Roma, riuniti qui in un’antologia che ripercorre alcuni momenti esemplari della riflessione antica sulla parola e sul suo rapporto con il potere, dalla Genesi alle Nuvole di Aristofane alle Confessioni di Sant’Agostino. Oggi, nel tempo del rinnovato "impero della retorica", la tragedia è che i padroni del linguaggio mandino in esilio i cittadini della parola. In questa prospettiva la filologia, l’"amore per la parola", trascende il significato di disciplina specialistica e si eleva a impegno morale e civile di ogni uomo. Daniele Del Giudice è romanziere, saggista, autore di testi teatrali e docente di Letteratura Italiana allo IUAV di Venezia. Umberto Eco è ordinario di Semiotica e presidente della Scuola Superiore di Studi Umanistici dell’Università di Bologna. Gianfranco Ravasi è docente di Esegesi dell’Antico Testamento nella Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale e prefetto della Biblioteca Ambrosiana. Ivano Dionigi è ordinario di Letteratura Latina e direttore del Centro Studi "La permanenza del Classico" dell’Università di Bologna.
Pubblicato da: RIZZOLI LIBRI
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