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Quali sono i principi su cui si fonda la nostra civiltà attuale? È in agonia, destinata forse a morire? Un romanzo che indaga le ragioni della crisi morale, spirituale, culturale ed economica che stiamo attraversando.
La ricerca costante del passato dell’archeologo. La rabbia dell’adolescente. L’insopprimibile istinto morale del filosofo. La forza salvifica della poesia. La perdita di senso della trascendenza.
Come in un moderno Decamerone, sette persone si radunano a discutere in una villa isolata sulla condizione della civiltà. Il padrone di casa ha scelto con cura gli invitati: un archeologo, un’adolescente, un filosofo, un generale, una psicoanalista, un poeta, un prete. Ognuno di loro avrà un giorno a disposizione per esaminare, alla luce delle proprie esperienze o della propria disciplina, le ragioni del declino che sta sgretolando la politica, la morale, la memoria: in poche parole, i fondamenti della civiltà. La giustizia è in mano all’interesse, il concetto di democrazia è ridotto a una parola priva di significato, si è cancellata la differenza tra bene e male. Mentre affiorano ricordi, nostalgie, speranze, si leva il grido disperato della ragazza, che urla la sua rabbia per tutto quello che avrebbe potuto essere e non sarà, il suo dolore per una vita bruciata dall’abisso in cui stiamo precipitando. Vittorino Andreoli, uno dei più acuti interpreti del mondo d’oggi, ci offre un romanzo complesso e appassionato, che attraverso una finzione narrativa raffi natissima e densa di echi letterari scuote le coscienze, costringendoci ad aprire gli occhi sulla sorte di una civiltà ormai alla fine.
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