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È risaputo. L’alta società assomiglia in tutto e per tutto a un ballo di gala: sotto i lustrini e gli abiti da sera pulsano le rivalità e le discordie più accese, circolano le peggiori malignità e i più infondati pettegolezzi. Eppure c’è chi in questa zona oscura del bel mondo ha imparato a camminare a occhi chiusi, armato solo di un inseparabile taccuino e di una penna affilatissima. Il suo nome è Indro Montanelli.
Cosa c’entra una delle firme più prestigiose del Novecento italiano con i retroscena del jet-set e dei salotti letterari?
La risposta è in questo libro, un concentrato di frecciate che sbeffeggia senza risparmio le ipocrisie e le piccolezze di amici, nemici, conoscenti e colleghi, riuscendo sempre a trasformare lo sdegno in ironia, il disprezzo in aforisma, la cattiveria in arte.
In questi fulminanti testi inediti, scritti per puro divertimento negli anni Cinquanta (sotto lo sguardo spietato del suo «cattivo maestro» Leo Longanesi), Montanelli rivela tutto il suo talento di dissezionatore del malcostume e mette a frutto il suo fiuto da segugio per stanare le contraddizioni e le magagne di chi gli sta intorno.
Ma questi Ricordi sott’odio non sono solo un gustosissimo esercizio di crudeltà, sono anche e soprattutto la foto di gruppo di una stagione culturale che nella storia recente del nostro Paese non ha eguali.
QUI RIPOSA INDRO MONTANELLI.
genio compreso, spiegava agli altri ciò ch’egli stesso non capiva.
— INDRO MONTANELLI
La grazia di Wanda Osiris, le finzioni di Moravia, la mediocrità di Togliatti. Un’inedita collezione di sarcastici epitaffi per commemorare o seppellire prima del tempo i protagonisti dell’Italia di ieri.
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