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«Sono lo scrittore di un unico libro che raccontava sempre di una giornata e che non riuscì mai a finire perché lo riscriveva sempre daccapo»: quel "romanzo di una giornata" che avrebbe accompagnato per decenni la scrittura di Raffaele La Capria vide la sua prima formulazione nel 1952, quando lo scrittore napoletano pubblicò il suo libro d'esordio, Un giorno d'impazienza. L'"impazienza" del titolo è la nervosa attesa di un qualcosa, l'uscita dall'adolescenza attraverso un'iniziazione sessuale, che non riuscirà a compiersi: Mira, la ragazza che l'anonimo protagonista insegue, si rivelerà irraggiungibile, anche e soprattutto quando lui la stringerà fra le braccia. E tutto finisce come è cominciato, con il tempo che si chiude su se stesso in un circolo vizioso, e nulla sembra essere accaduto, solo una "falsa partenza". Si ritrovano in queste pagine i temi più cari a La Capria - la circolarità, lo sdoppiamento, la fatica di diventare adulti -, che saranno poi al centro anche degli altri due romanzi Ferito a morte (1961) e Amore e psiche (1973).
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